Lo stack di sessioni multiple su Deep Sky Stacker

Avendo la sfortuna di fotografare da una posizione che offre una finestra di cielo abbastanza limitata, fin dai miei primissimi tentativi di fotografia astronomica ho dovuto “razionalizzare” il tempo utile durante le nottate serene, facendo più soggetti a seconda della loro visibilità. Il segnale raccolto in questo modo, tuttavia, non è sufficiente per ottenere un’ immagine accettabile, e così quasi sempre devo tornare sullo stesso soggetto in più nottate. Questo vuol dire avere un gran numero di frames da gestire tra light, dark e flats. Per metterli insieme utilizzo Deep Sky Stacker, che su questo però è poco user friendly. Raccogliendo informazioni qua e la, soprattutto da oltreoceano, sono arrivato a capirne un pochino di più.

I GRUPPI: In basso nella schermata principale di Deep Sky Stacker sono presenti delle “schede” che possono contenere ognuna una sessione di astrofotografia. All’apertura del programma appare solo la scheda “gruppo principale“, ma quando andiamo ad inserire anche solo un frame in questa cartella, automaticamente si creerà la scheda “gruppo 1“. Inserendo qualcosa in quest’ultimo avremo accesso alla scheda “gruppo 2” e così via. La filosofia di DSS con questi gruppi è la seguente:

  • Ciò che viene inserito nel Gruppo Principale ha effetti sugli altri gruppi
  • Ciò che viene inserito nei gruppi successivi ha effetto solo sul gruppo in cui viene inserito
La finestra Gruppi: inserendo anche un solo frames in un gruppo, avremo accesso al gruppo successivo.

All’inizio mi era sembrato strano questo modus operandi, ma pensandoci bene in realtà è molto comodo:

Immaginiamo infatti di poter lasciare la strumentazione montata per più di una sera: potremo fare i flat frames un’unica volta ed utilizzarli per tutte le nostre sessioni. Allora questi flat frames dovranno essere inseriti nel Gruppo Principale.

Altro esempio: chi ha la fortuna di possedere una camera raffreddata, può crearsi delle librerie di dark, catalogandole per temperatura di raffreddamento e durata dell’esposizione. Anche in questo caso, se abbiamo effettuato più serate con gli stessi parametri, potremo caricare i dark solo nel gruppo principale, e automaticamente tutti i gruppi verranno calibrati con quelli.

Di tutto questo ne abbiamo conferma dalla finestra “Procedure di combinazione” che si apre subito prima di lanciare l’allineamento delle nostre foto: Se proviamo a inserire, per esempio, 19 flats nel gruppo principale, e nei successivi gruppi inseriamo solo light e dark, dalla finestra in questione vedremo che DSS calibrerà tutti i gruppi anche con 19 flat.

La finestra Procedura di combinazione ci dice esattamente cosa farà il programma. Ogni Gruppo è considerato come un “passo”. Per ogni passo vengono indicati il numero di light, dark e flat frames. Prima di lanciare la combinazione assicuriamoci che i numeri tornino!

Questo bypassa anche un piccolo ma tosto problema di DSS: se in gruppi diversi sono presenti frames con nomi uguali, questi non verranno combinati. Quindi se inserissimo gli stessi flat in più gruppi questi verrebbero usati solo una volta. E’ importante ricordarsi che tale limite è presente anche per i light: se la nostra DSLR ci fornisce una numerazione progressiva che si azzera ogni volta che scarichiamo le foto, sicuramente avremo frames con nomi uguali durante le varie sessioni: ricordiamoci di rinominarli! Altrimenti alla fine della procedura il numero di frames combinati non ci tornerà con il numero di frames caricati in DSS.

Come fare quindi per fare lo stack di sessioni multiple con DSS? Qua di seguito metto il procedimento che uso io.

  • Cerco il light che più mi piace quanto a posizionamento dell’oggetto, e lo inserisco nel gruppo principale. Questo servirà da riferimento per l’allineamento, in altre parole tutti i successivi frames verranno “impilati” sopra a questo.
  • Se ho fatto i flats una sola volta, inserisco anche questi nel gruppo principale.
  • Inserisco i light e i dark delle varie sessioni nei gruppi successivi (un gruppo per sessione) avendo cura di non reinserire il file che ho usato come riferimento nel gruppo principale. (Questo solo per aver corrispondenza fra il numero dei frames caricati e quelli combinati. Infatti, se non volendo inserissimo due volte un frame con lo stesso nome, questo ci apparirebbe nel conteggio generando confusione, ma non verrebbe comunque combinato due volte).
  • Controllo che i numeri tornino dalla finestra “procedura di combinazione”
  • Lancio l’allineamento
  • Controllo che il numero di frames elaborati (visibile in alto sopra l’immagine combinata) coincida con quello dei frames caricati.

Questo è quanto, spero di essere stato utile a chi ci andrà a sbattere la testa contro.

Cieli sereni

Leonardo

Restiamo a casa…e rivolgiamoci alle stelle

O almeno, a me è successo così. Erano anni che avevo abbandonato la passione per l’astronomia, ma in questo periodo di forzato ritiro ho potuto realizzare quello che mi frullava nella testa da un po’: rispolverare l’attrezzatura, rimasta ferma da più di 10 anni, e dedicarmi di nuovo a questa meravigliosa passione. E così, per merito anche di mia moglie che è incline a assecondare tutti i miei capricci, ci siamo messi di buona lena a pulire ottiche e sostituire condensatori (ebbene si, il mio telescopio, un LX200 da 10 pollici, era di quelli che “prendevano fuoco” a causa di condensatori al tantalio che mal reggevano i 18v di alimentazione). Ci è voluto un po’ di tempo per mettere a punto tutto, la tecnologia in 10 anni ha fatto passi da gigante ma alla fine, tra prove e “paroline magiche”, ora tutto funziona. Rimane il problema che l’LX200 in configurazione equatoriale è un pachiderma da un quintale, un po’ sprecato come supporto per un APO da 80 mm che uso per l’astrofotografia; però per il momento questo c’ho e questo uso. La montatura a forcella non eccelle in nulla ma fa bene il suo lavoro, se si è disposti a fare un po’ i contorsionisti per cercare di guardare nell’oculare durante l’allineamento. Quello che impressiona, se si considera che si tratta di un progetto del 1993, è la precisione di puntamento e le funzioni, che sostanzialmente sono identiche a quelle di montature progettate 25 anni dopo.

L’LX200 in configurazione House Party

Qua sotto vi mostro i miei primi tentativi di fotografia digitale. Non siate troppo severi, con photoshop sono un asino. Per ora so solo regolare il livello del nero e stretchare le curve.

Il gruppo di galassie di M81 nell’Orsa Maggiore: 61 frames da 220sec. per un totale di 3 ore e 43 min. – Canon 450D su Astroprofessional ED80, filtro Optolong L-Pro.
M104 “Galassia Sombrero” nella Vergine. 60 frames da 180 sec per un totale di 3 ore.
Canon 450D su Meade LX200 10″ ridotto a f/6.3. Filtro Svbony CLS.
Il Tripletto nel Leone. 97 frames da 220s, per un totale di circa 6 ore.
Canon 450D su Astroprofessional ED80. Filtro Optolong L-Pro.

Ad maiora

Leonardo Landi